L’Abbazia di Pomposa è uno dei complessi claustrali più prestigiosi del Nord Italia. Le sue origini affondano nell’Alto Medioevo, periodo in cui i monaci ravennati di San Colombano costruirono una cappella nell’Insula Pomposiana.
La posizione dell’Abbazia, situata in un’isola verde protetta dalle acque del Po di Goro, di Volano e del mare, favorì la sua espansione economica, che la portò a ottenere l’indipendenza nel XI secolo. Grazie a donazioni e privilegi l’Abbazia arrivò persino a inglobare le diocesi limitrofe del Veneto e della Romagna, fino a detenere il controllo di quarantanove chiese. Nel XIV secolo, però, lo splendore dell’Abbazia subì un lento e progressivo declino, a causa del progressivo impaludamento della zona, in seguito alla deviazione del corso del Po con la rotta di Ficarolo (1152).
L’Abbazia benedettina fu uno dei centri nodali per la conservazione e diffusione del sapere nel Medioevo. Basti pensare all’instancabile lavoro di copiatura dei monaci amanuensi e agli illustri personaggi che risiederono o visitarono questo tempio della cultura, come San Pier Damiani e Dante Alighieri.
E’ inoltre doveroso ricordare l’abate San Guido da Strambiati, che resse l’Abbazia nel suo periodo d’oro (1008-1046) rendendola un punto di rifermento spirituale oltre che di erudizione, e il monaco Guido d’Arezzo, che proprio in questo luogo concepì il tetragramma, dando vita alla moderna scrittura musicale.
Oggi, all’interno del complesso conventuale, possiamo ammirare la basilica di Santa Maria (VII-IX), che conserva un ciclo di affreschi trecenteschi con episodi tratti dall’Apocalisse, dall’Antico e dal Nuovo Testamento e il pavimento a mosaico impreziosito dai marmi (VI-XII secolo). Notevoli anche gli affreschi di scuola giottesca della sala capitolare del monastero e quelli del refettorio, attribuiti al riminese Maestro di Tolentino.